mercoledì 15 aprile 2009

NUOVA VITA PER IL MERCATO DELLE PULCI





Dal 5 aprile ha preso il via a Palermo la Rassegna “Antiquari e artigiani al mercatino delle Pulci”, appuntamento domenicale promosso dai rigattieri dell’antico mercato, in accordo con il “Comitato amici di Corso Carlo Alberto Amedeo”, per rilanciarne l’attività oggi compromessa dal degrado del quartiere Papireto dove il mercato ha sede. Gli stessi mercanti hanno contribuito, sia economicamente che con interventi organizzativi, alla contemporanea riapertura al pubblico della Catacomba di Porta D’Ossuna, sito del quinto secolo dopo cristo, scavato nella roccia di calcarenite gialla. La denominazione di “mercato delle pulci” identifica universalmente tutti i mercatini permanenti di antiquariato minore che hanno sede in quasi tutte le capitali d’Europa e/o nei capoluoghi di regione, sia orientali che occidentali. Sotto l’egida del progetto “Mercati a vocazione naturale”, l’Unione Europea sta svolgendo un’operazione di classificazione per salvaguardarne l’identità e conservare la storia artigianale del Vecchio Continente. Il mercato del Papireto, che ha sessanta anni di storia alle spalle, rischia di scomparire a causa di molteplici fattori: il moltiplicarsi di fiere e mostre rionali, il degrado del vecchio quartiere, la mancata fruizione dei beni artistici e archeologici della zona. Il Comitato di Corso Alberto Amedeo e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, proprietaria della Catacomba di Porta D’Ossuna, hanno ottenuto l’apertura dello storico sito in contemporanea con la rassegna domenicale degli antiquari delle “Pulci”. La Catacomba, che è un ex cimitero cristiano, nel 1500 venne tagliata in due a causa dei lavori urbanistici spagnoli, la parte oggi visitabile è un’area di 60x40 metri e rappresenta un’importante testimonianza storica e artistica rimasta sconosciuta alla maggioranza dei cittadini. E’ volontà del Comitato di Corso Alberto Amedeo far riaprire al pubblico il “corridoio dei bastioni”, l’antico camminamento sotterraneo che la leggenda vuole sia stato il percorso dei Beati Paoli. Le associazioni interessate al progetto per la riattivazione dei siti dell’area Papireto chiederanno l’intervento della regione affinché il Mercatino delle Pulci possa rientrare nell’elenco dei Mercati a vocazione naturale e ottenere così il sostegno dell’Unione Europea.

lunedì 6 aprile 2009

LA SICILIANA RIBELLE




Ci sono figure femminili anonime che con i loro piccoli gesti riescono in qualche modo a creare una cesura fra la morale del tempo in cui vivono e quella che dal loro atto scaturisce. Nel 1965 una giovane ragazza siciliana viene rapita, violentata e segregata per alcuni giorni da uno spasimante respinto. Al suo rilascio la società nella quale vive si aspetta che lei sposi il suo violentatore per “lavare” l’onta che ha subito, ma Franca Viola, questo il suo nome, si rifiuta di assecondare una consuetudine barbara legittimata dalle istituzioni. Scoppia il caso, la sua famiglia subisce intimidazioni e aggressioni, ma la giovane non cede e con la sua decisione sovverte un ordine sociale codificato, fino al punto di far cambiare la legge sul “matrimonio riparatore”. Circa trent’anni dopo, nell’ultimo decennio del ‘900, un’altra giovane siciliana sarà la tragica protagonista di una vicenda paradigmatica per l’evoluzione della lotta contro i sistemi mafiosi. Rita Atria ha solo dodici anni quando la mafia le uccide il padre, modesto boss di quartiere in una piccola città in provincia di Trapani. Alla figura del padre sostituisce allora quella del fratello Nicola e a lui si lega con particolare affetto. Da lui riceve delle confidenze sulla cosca che ha assassinato il loro genitore, perché anche Nicola fa parte del “sistema”. Ma è quello che viene definito un “pesce piccolo” e al primo sgarro viene liquidato anche lui. La ragazza comincia a riflettere sulla questione mafia e, dopo l’uccisione del fratello, nonostante gli ammonimenti e le minacce decide di raccontare tutto quello che sa al giudice Borsellino. Rita viene trasferita a Roma dove, ripudiata dalla madre, vive in completa solitudine. Nella città sconosciuta la ragazza spera di poter superare la rabbia e l’infelicità per essere nata in una famiglia il cui codice morale è il silenzio e l’omertà; conosce un giovane col quale si fidanza, tiene un diario dove riversa l’amarezza per le conseguenze che il suo senso di giustizia le ha arrecato, testimonianza del suo crudele percorso per la lotta contro Cosa Nostra. L’unico contatto che le resta con il mondo della legalità è quello con Paolo Borsellino. Ma sopraggiunge un tragico evento: la strage di via D’Amelio, che le porta via anche questa consolazione. Con la morte del giudice Borsellino l’esilio di Rita diventa un deserto senza speranza; assalita dallo sconforto la giovane si uccide. Al suo funerale nessuno della famiglia, la solitudine va oltre la morte, raggiunge il dileggio quando la madre si reca sulla sua tomba e a colpi di martello ne frantuma la lapide. Ma il suo coraggio nella decisione di collaborare con la giustizia assume agli occhi della legge un valore particolare che darà vita ad una nuova figura giuridica, quella di “testimone di giustizia”, riconosciuta legislativamente con la legge 13/2/2001 n.45.
Da questa vicenda prende lo spunto il film di Marco Amenta, La siciliana ribelle, che è stato accolto con calore dal pubblico alla Festa del cinema di Roma, ma che all'uscita nelle sale ha suscitato molte polemiche e reazioni negative da parte dei familiari della Atria.